La Psicomotricità Relazionale
Che cos’è
La psicomotricità relazionale è una disciplina organizzatrice e interpretativa dello sviluppo in età evolutiva. Il bambino, infatti attraverso il movimento e il gioco scopre il proprio corpo ed il mondo che lo circonda.
Nelle relazioni con i genitori, altri adulti e coetanei, il bambino trasforma progressivamente questi movimenti in gesti espressivi, grazie ai quali impara ad esprimere i suoi stati d’animo in azioni, attraverso le quali impara a soddisfare i propri bisogni in autonomia.
La psicomotricità relazionale promuove le esperienze corporee e il movimento del bambino attraverso il gioco senso motorio, simbolico e di socializzazione, esperienze fondamentali per lo sviluppo dei nuclei affettivo-emotivi, cognitivi e sociali della sua personalità.
Attraverso il gioco psicomotorio il bambino racconta la sua storia, la sua realtà presente e le sue aspirazioni future, ci permette di osservare come avviene la sua crescita, di interagire correttamente con lui per favorirla e di comprendere precocemente eventuali disarmonie, aiutandolo a superarle più facilmente.
In quest’ottica la psicomotricità relazionale diviene pratica pedagogica sempre più presente in ambito scolastico e suscita sempre più l’interesse anche delle discipline psicologiche e cliniche. L’IIPR realizza il metodo della psicomotricità relazionale ideato e sviluppato dal Dott. Mauro Vecchiato.
Le Origini
Il termine Psicomotricità Relazionale viene coniato da André Lapierre, un professore di educazione fisica francese, nel 1982, per denominare la Psicomotricità da lui creata dopo 30 anni di studio, ricerca e lavoro, sia nel campo educativo che terapeutico.
Lapierre è, tutt’oggi, considerato uno dei padri della Psicomotricità. Assieme ad altri suoi colleghi, Vayer e Le Boulch prima e più tardi Aucouturier, raccogliendo il patrimonio scientifico-culturale di Piaget, Wallon, Schilder, che con i loro studi hanno evidenziato l’importanza del corpo nello sviluppo dell’intelligenza e dei processi cognitivi del bambino, creano una pratica pedagogica, la Psicomotricità che rivoluziona l’approccio educativo e apre la strada al concetto di integrità psico-fisica e di educazione globale.
La scuola francese, e quella svizzera, di tradizione più medico-riabilitativa, influenzeranno il panorama scientifico europeo, attivando un ampio movimento sulla Psicomotricità, che arriverà in Italia all’inizio degli anni 70.
Lapierre, ed Aucouturier , realizzano numerosi corsi di formazione e convegni, divulgando la Psicomotricità, che diviene presto una pratica comune, sia in campo educativo che riabilitativo e terapeutico. Questi due autori collaborano per dieci anni, approfondendo la loro ricerca sul corpo ed il movimento, studiando la psicoanalisi ed avvicinandosi alle teorie freudiane e post-freudiane.
La Separazione
Durante i dieci anni di collaborazione, Lapierre ed Aucouturier, pubblicano assieme due importanti libri: “La simbologia del movimento” e “Il corpo e l’inconscio”, che avranno ampia diffusione sia in Italia che in Europa, ma che segneranno anche la fine della loro collaborazione.
Infatti nel 1982 Aucouturier prende le distanze dalla visione psicoanalitica e continua il suo lavoro e ricerca con altri colleghi e chiamerà la sua Psicomotricità: “La pratica psicomotoria”. Lapierre, dal canto suo, amplia l’investigazione nell’ambito della teoria psicoanalitica e denominerà la sua corrente di pensiero “Psicomotricità Relazionale”.
Le differenze fondamentali si possono cogliere dalla denominazione stessa data alla Psicomotricità.
Aucouturier afferma che il processo maturativo del bambino è favorito dalla “pratica psicomotoria”, in particolare dall’esperienza del gioco sensomotorio, quindi fondamentale in campo educativo e terapeutico.
Lapierre afferma, invece, che il motore dello sviluppo del bambino è “la relazione psicoaffettiva con l’adulto” e quindi la relazione psicomotoria viene proposta come buona pratica per favorire l’educazione o/e la terapia del bambino in età evolutiva.
La ricerca e la sperimentazione sulla Psicomotricità Relazionale continua per tutti gli anni 80, anche grazie al lavoro e la collaborazione con i suoi allievi, tra questi il Prof. Mauro Vecchiato. In questo periodo la psicomotricità di Lapierre viene applicata molto alla formazione e cura degli adulti ed il metodo si avvicina molto ai processi caratteristici all’analisi personale.
Il Metodo Vecchiato
Nel 1988, al culmine della sua carriera e nel momento del suo ritiro dal lavoro attivo, il Prof. Andre’ Lapierre denomina la sua Psicomotricità “Analisi Corporea della Relazione”, abbracciando definitivamente la psicoanalisi.
Nello stesso periodo il Prof. Mauro Vecchiato, non condividendo questa svolta, termina la collaborazione con Lapierre e continuano ad investigare l’uso della Psicomotricità in ambito educativo e terapeutico, arrivando ad elaborare un nuovo metodo ed a fondare, nel 1989, una propria Scuola di Formazione in Psicomotricità Relazionale.
Il nuovo metodo si differenzia dal precedente per un approccio teorico e pratico diverso. Si basa anch’esso sul gioco psicomotorio, all’interno del quale, stessa importanza viene data alla dimensione sensomotoria, simbolica e di socializzazione, che in ugual misura favoriscono il processo maturativo del bambino. Questo metodo trova a tutt’oggi ampia applicazione, sia in campo educativo che terapeutico; sia in età evolutiva che in età adulta.
Nel 2010 il Prof. Mauro Vecchiato ridefinisce i contenuti della Psicomotricità Relazionale coniugando l’ampia attività in campo educativo e clinico con la sua esperienza come docente universitario, gli studi realizzati nell’ambito dello sviluppo ontogenetico e filogenetico e la ricerca sugli archetipi del corpo formulando un nuovo metodo denominato “Psicomotricità Relazionale Psicodinamica“.
Il nuovo metodo si differenzia dal precedente per un approccio teorico e pratico più completo in quanto pur basandosi anch’esso sul gioco psicomotorio, si propone di promuovere lo sviluppo ontogenetico del bambino anche attraverso il recupero di archetipi del corpo riconducibili allo sviluppo filogenetico per favorire il il potenziamento di strategie comunicativo-relazionali più idonee ad una crescita armonica.
Al di là delle varie correnti di pensiero sulla Psicomotricità, appare utile, comunque, fare propria l’idea di fondo che tutte trasmettono e condividono: l’importanza dell’integrazione mente-corpo per garantire all’individuo, bambino o adulto che sia, un equilibrio psicofisico ed una miglior qualità della vita.